In realtà, anche andando a lezione, leggendo e lavorando in Italia, ma è un titolo di apertura carino, vero? Quando avevo 14 anni, decisi di studiare un’altra lingua al di là dell’inglese. Tutti mi consigliavano il francese, oppure il tedesco, ma io, volendo essere sempre diverso agli altri, scelsi l’italiano.
Le lingue, e ne sarete d’accordo, vanno imparate col cuore. Se non hai tanta voglia e tanta passione non ci si riesce mai, perché la perseveranza, in questo lungo percorso, ne è l’elemento fondamentale. Io ero, e lo sono ancora, un appassionato dell’Italia.
La prima cosa che ho fatto è stata iscrivermi ad una scuola. Ci andavo soltanto una volta a settimana, sufficiente per abituare il mio orecchio ai suoni e alle costruzioni italiane. Non potrò mai ringraziare abbastanza la mia cara professoressa Roberta, chi ha condiviso con me le sue conoscenze, non soltanto linguistiche, ma anche personali.
Per quattro anni, ho studiato l’italiano combinando il metodo classico, cioè lezioni, con l’autodidattica. Quando ritornavo a casa, sfogliavo tutti i giornali sportivi italiani e guardavo in streaming i film che beccavo in giro. Sopratutto, però, ascoltavo la radio. Un giorno, cercando un’emittente dove seguire le partite di calcio, sono inciampato con Radio Marte, all’epoca la radio ufficiale de la SSC Napoli. Da quel momento in poi, ogni giorno mi collegavo sul sito ed assimilavo tutto quello che ascoltavo. Alla fine sono diventato proprio un tifoso della squadra.
Quando ho abbandonato le lezioni per colpa della mia agenda stressata, ho continuato a formarmi autonomamente e tutti i romanzi che leggevo erano in italiano. Se posso dare un consiglio, i libri di Ken Follet sono eccellenti, purché sono stati tradotti e adattati in un modo semplice e capibile. Non andare oltre e provare con testi complicati e ricchi in vocabolario tecnico perché vi frusterete.
Prima di partire per la Nuova Zelanda ho fatto l’esame d’italiano CELI 3, che sarebbe fondamentalmente un B2. Ho preso un eccellente e le esaminatrici che mi ascoltavano nella parte orale mi hanno fatto i complimenti. Erano stupite del mio livello, e del fatto che non avevo mai vissuto in Italia.
Essendo dell’altra parte del mondo e vivendo soltanto in inglese, il mio livello d’italiano è calato leggermente, sopratutto nel parlare. Un po’ per questo, un po’ per amore, ho deciso di venire a Bologna, dove al giorno d’oggi lavoro e scopro questa terra affascinante.
Secondo me, è assolutamente indispensabile vivere per un periodo nel paese dove si parla la lingua che studi, perché in realtà, quando lo fai da lontano, si impara la varietà standard e non quella che si sente per strada. Quando sono arrivato in Italia, pur sapendo la lingua e capendola, mi sono trovato un po’ fuori posto perché ascoltavo delle parole, espressioni e modi di parlare sconosciuti per me. Riguardo alla mia esperienza a Bologna, la quale si sta rivelando più lunga del previsto, ne parlerò ampiamente quando me ne andrò.
Imparare una lingua, purtroppo, è difficile, ma ne vale tantissimo la pena. La soddisfazione che si prova quando sei in grado di parlare di politica o di qualsiasi argomento profondo con un madrelingua è impagabile. Ogni tanto, per via del mio accento strano, la gente mi chiede incuriosita da dove vengo. “Friulano”? “marchigiano”? Sorrido e rispondo: catalano. Non c’è niente di più gratificante.